Amon, il cui nome significa "il nascosto", "il misterioso", "l'inconoscibile", era un antico dio dell'aria e del vento. Proprio per questo motivo era legato al cielo azzurro, dove il vento e l'aria hanno dimora, ed era "nascosto" e "misterioso" poiché queste due entità sono invisibili. Il suo aspetto è quello di un uomo, dalla pelle azzurra come il cielo, che indossa un corto gonnellino e un copricapo cilindrico su cui svettano due piume alte e leggere.
Le origini
Non è ancora chiaro se Amon debba essere identificato con l’antichissimo dio dal medesimo nome che compare nel mito della creazione della città di Ermopoli. Quello che sappiamo per certo è che il dio Amon nella sua forma classica appare per la prima volta durante il Medio regno (2010-1630 a.C.), quando addirittura quattro faraoni adottarono il nome di Amenemhet, nome che significa "Amon è il primo". Questo dio era originario della città di Tebe, nel sud dell'Egitto, dove veniva adorato in un piccolo santuario, il tempio di Karnak, che assumerà in breve dimensioni colossali.

L'immagine panoramica mostra una parte del tempio del grande dio di Tebe, che fu la principale divinità egizia del Nuovo regno
Foto: Kenneth Garrett
La grande fortuna di Amon ebbe inizio in uno dei periodi più bui della storia egizia: la fine del Medio Regno. Siamo nel 1630 a.C. circa, l'Egitto aveva subito, per la prima volta, un'invasione straniera, quella degli hyksos. Gli hyksos, il cui nome significa "capi dei Paesi stranieri", erano originari della fascia siro-palestinese e per circa duecento anni governarono l’Egitto dalla città di Avaris (ora Tell el-Dab'a), situata nel delta orientale del Nilo. Furono i principi tebani che, infine, riuscirono a scacciarli, e mentre Tebe divenne capitale del Paese loro divennero i nuovi faraoni dell’Egitto liberato. Iniziava così, nel sangue delle battaglie, il Nuovo regno (1539-1069 a.C.), e con esso la gloria del dio Amon.
I nuovi faraoni, che avevano riconquistato la libertà dell’Egitto con le armi in pugno, elessero a dio della dinastia Amon, il dio della loro città, poiché proprio grazie alla sua protezione divina erano riusciti a scacciare gli invasori stranieri. Amon, però, era un dio minore rispetto alle tante altre divinità che formavano il pantheon egizio e i sacerdoti del suo tempio tebano dovettero correre ai ripari. Per renderlo più potente, unirono la sua figura divina a quella della dio del sole Ra, creando, in questo modo, la forma sincretistica di Amon-Ra. Sincretismo non significa “identità “ o “ fusione” di due divinità ma, semplicemente, unione tra due entità divine diverse: in questo modo il dio “nascosto” Amon era stato “solarizzato” e, grazie all’unione con il dio solare, si trasformò nel dio Amon-Ra. Amon-Ra rappresentava la forza invisibile del sole, e la sua gloria poteva finalmente cominciare.

Il gruppo scultoreo del tempio di Karnak rappresenta il dio Amon-Ra, con la sua caratteristica doppia corona di piume, insieme a Ramses II
Foto: Shutterstock
La gloria di Amon-Ra
L’ascesa inarrestabile di questo dio che ora, unito al potente dio creatore Ra, era diventato il re degli dei, era iniziata. Ad accrescere la sua potenza furono gli stessi faraoni del Nuovo regno, che destinarono gran parte del bottino delle loro numerose guerre al tempio del dio e lo abbellirono con sempre nuove costruzioni, tanto da farlo divenire il più grande complesso templare mai realizzato al mondo. La regina Hatshepsut, addirittura, si proclamò figlia carnale del dio e sulle mura del suo meraviglioso tempio a Deir el Bahari, costruito tra le rocce delle colline tebane, attraverso testi e immagini narrò del proprio concepimento miracoloso. Secondo questa versione il dio Amon, invaghitosi di sua madre, avrebbe preso le sembianze del padre per passare con lei una notte d’amore:
Allora Amon, il dio magnifico, padrone del trono del duplice paese, si trasformò e assunse le apparenze di sua maestà […] lo sposo della regina. La trovò mentre dormiva nel suo splendido palazzo. L’odore del dio la risvegliò, ed ella sorrise alla sua maestà. Subito le si avvicinò e per lei il suo cuore bruciò d’ardore. Fece in modo che ella potesse vederlo nel suo aspetto divino. Dopo essersi avvicinato strettamente a lei, che si estasiò a contemplarne la virilità, l’amore di Amon penetrò il suo corpo. Il palazzo fu inondato dal profumo del dio
Sembra di leggere il racconto di una delle tante scappatelle di Zeus, dio dell’Olimpo greco, che non disdegnava di amare donne mortali. Amon, da dio minore, aveva davvero fatto tanta strada!

Rilievo della regina Hatshepsut a Karnak
Foto: Timothy Hellum / Alamy / ACI
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Amon dai tanti volti
Amon-Ra aveva una famiglia con cui formava una triade divina: sua moglie era la dea Mut e suo figlio il dio Khonsu. Mut era rappresentata come una donna con un copricapo a forma di avvoltoio, mentre il figlio Khonsu, dio della luna tebano, portava sul capo la luna piena e la falce lunare. Il dio Amon, che aveva condotto i principi tebani alla vittoria contro gli invasori, era un dio guerriero e bellicoso, e proprio per questo veniva chiamato “signore della vittoria “ e “signore della forza”. Ramesse II racconta nel poema epico della battaglia di Qadesh (battaglia che l’Egitto combatté contro gli ittiti) come, a un certo punto, si ritrovò solo sul campo di battaglia, abbandonato dai suoi soldati impauriti. Il faraone implorò allora il dio Amon di aiutarlo e il dio gridò dietro di lui:
Avanti, avanti.
Io sono con te, io sono tuo padre, la mia mano è con te!
Io sono più utile di centinaia di migliaia di uomini,
io sono il signore della vittoria che ama il valore
Così il faraone ritrovò il coraggio e sconfisse il nemico. Attenzione però, questo è il racconto propagandistico che fece scrivere Ramesse II, in realtà la battaglia sembra essere stata un bagno di sangue per entrambe le parti e non una vittoria per gli egizi.
Amon è forte in battaglia, è un guerriero, ma ha anche una grande vigoria sessuale, come dimostra la sua avventura amorosa con la madre della regina Hatshepsut. Proprio per questo era chiamato “Toro di sua madre”, poiché il toro, per gli egizi, era simbolo per eccellenza di fertilità. Il suo animale sacro era però l’ariete, anch'esso emblema di virilità: entrando nel tempio di Karnak, non a caso, si cammina su una strada fiancheggiata da un viale di sfingi con testa di ariete. La virilità e la forza di questo dio, che sul campo di battaglia vale molto di più che mille eserciti, vengono espresse in maniera perfetta in questo inno del Nuovo regno:
Colui che fa cadere i suoi nemici sul loro volto.
Non vi è nessuno che possa aggredirlo
[…] tra i suoi nemici.
Non si trovano davanti a lui i suoi avversari.
Leone feroce dai terribili artigli;
in un attimo egli inghiotte il vigore e il sangue
di colui che lo attacca.
Toro dal dorso saldo e dagli zoccoli pesanti
sul collo dei suoi nemici, dilaniandone i petti.
E ancora:
Le montagne tremano sotto di lui nel momento della sua collera,
la terra vacilla quando egli emette un grido
Non c’è che dire: questo testo spiega in modo lampante la forza del dio, che non aveva uguali in tutto il pantheon egizio.

Davanti al primo pilone del tempio di Karnak si apre un viale di sfingi con testa di ariete, l’animale sacro al dio Amon
Foto: Shutterstock
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!