Agostino d’Ippona, santo filosofo dal passato eretico

Dopo una gioventù segnata dalla ricerca della fama e dall’adesione al manicheismo, fu convertito da sant’Ambrogio e diventò il massimo filosofo cristiano del primo millennio

Figura fondamentale nella storia del cristianesimo, Agostino d’Ippona lasciò un’immensa eredità intellettuale: decine di trattati, centinaia di sermoni, migliaia di lettere. Più di 15mila manoscritti di epoca medievale, conservati oggi nelle biblioteche del mondo intero, attestano l’influenza del suo pensiero nella cultura occidentale.

Ritratto di Agostino, Sandro Botticelli, 1480. Chiesa di Ognissanti, Firenze

Ritratto di Agostino, Sandro Botticelli, 1480. Chiesa di Ognissanti, Firenze

Foto: AKG / Album

Una delle sue opere, le Confessioni, un’autobiografia di eccezionale acutezza, è uno dei libri dell’antichità cristiana più letti. Ma prima di diventare vescovo d’Ippona ed eminente filosofo, Agostino sembrava predestinato a un’esistenza molto diversa: quella di poeta, di anonimo maestro di scuola e perfino di eretico. La sua vita rifletté tutte le inquietudini del suo tempo, un’epoca di crisi politica e di polemiche accese tra le diverse correnti che si contendevano l’egemonia nel cristianesimo.

Nel IV secolo, in una società romana sgretolata e preoccupata per la minaccia delle invasioni del Nord Europa, la Numidia, il territorio in cui nacque e crebbe Agostino, rimaneva un’isola di pace alla frontiera con il mondo barbaro dell’Africa. Figlio di un modesto impiegato pubblico, Agostino passò la sua infanzia a Tagaste (oggi Souk Ahras, in Algeria), circondato da pinete, ulivi e campi di cereali, relazionandosi con i popoli imazighen del sud, nomadi del deserto che non parlavano latino. Quel povero confine dell’impero non gli avrebbe lasciato un buon ricordo; nulla di peggio si poteva offrire a un uomo che passare lì la sua infanzia, affermò nelle Confessioni. Tuttavia, anche se avesse abbandonato Tagaste in cerca di un futuro migliore nelle più popolose capitali, non rinnegò mai le sue radici africane. «Non disprezzare mai, orgoglioso della tua razza, questo punico che ti ricorda», disse Agostino a uno dei suoi avversari nati in Italia.

Insegnante di retorica

A Tagaste, Agostino ricevette una educazione latina e presto si distinse per le sue doti intellettuali, fino al punto che, compiuti sedici anni, suo padre decise di mandarlo a Cartagine, la capitale della provincia romana d’Africa, perché completasse gli studi di diritto. In quella città ricca e vitale, «una caldaia bollente di amori peccaminosi», come la definì nelle Confessioni, Agostino aprì gli occhi e la mente e si dispose a vivere con passione il proprio tempo. Fin dal suo arrivo, tutto per lui rappresentava nuovi stimoli. Abbagliato dalla cultura romana, s’immerse nello studio della retorica, lesse con ardore giovanile Cicerone e apprese i segreti della musica, della fisica e della matematica, anche se ciò che lo attrasse con più forza fu la poesia, fino al punto che alla fine dei suoi studi, invece di diventare avvocato, decise di seguire la carriera delle lettere.

Finale di un pastorale attribuito ad Agostino. Museo Ashmolean, Oxford

Finale di un pastorale attribuito ad Agostino. Museo Ashmolean, Oxford

Foto: Ashmolean Museum / Art Archive

Con pochi mezzi, in quella città di amici arroganti, dissoluti e licenziosi, pensò di guadagnarsi da vivere come maestro di retorica, prima a Tagaste e poi nuovamente a Cartagine. Fu ammirato da molti discepoli e ottenne grandi vittorie in certamen poetici. Più tardi avrebbe ricordato questa esperienza come una dimostrazione di orgoglio giovanile: «In quegli anni insegnavo retorica e vendevo l’arte di vincere con le chiacchiere, io che ero vinto dalla mia ambizione».

Agostino trascorse la sua giovinezza a Cartagine, definita una «caldaia bollente di amori peccaminosi»

A Cartagine si dilettò nell’assistere a spettacoli di massa tipici di una città romana, come il teatro e il circo. E si dedicò anche all’amore carnale. «In quegli anni avevo una donna, che non avevo conosciuta in quello che si dice un connubio legittimo: ma me l’aveva procurata la mia furia errabonda e del tutto sprovveduta». La sua amante era una giovane imazighen che gli diede un figlio, chiamato Adeodato, e rimase per molto tempo sua concubina.

Anche le sue credenze subirono una radicale trasformazione. Nonostante suo padre fosse pagano, sua madre, Monica, lo aveva introdotto da bambino ai rudimenti del cristianesimo. A Cartagine però Agostino divenne un adepto del manicheismo, una corrente filosofica e spirituale che vedeva il mondo fisico come fonte del male e che sosteneva che nelle Sacre scritture vi fossero enormi contraddizioni. A nove anni dal suo approdo al manicheismo, Agostino incontrò un famoso vescovo manicheo, Fausto, che venne in visita a Cartagine. Fu deluso e insoddisfatto dall’inconsistenza intellettuale e teologica del vescovo, benché gli riconoscesse una certa grazia ed eleganza nella retorica. Era l’anno 383, e il ventinovenne Agostino si recò nell’Urbe in cerca di quella fama che credeva di meritare per le sue doti.

Agostino insegna retorica ai suoi alunni in un olio di Jan van Scorel, del 1520. Chiesa di Santo Stefano, Gerusalemme

Agostino insegna retorica ai suoi alunni in un olio di Jan van Scorel, del 1520. Chiesa di Santo Stefano, Gerusalemme

Foto: E. Lessing / Album

La capitale dell’impero era, all’epoca, il centro intellettuale del mondo, un ribollire di dottrine e accademie, dove letterati provenienti da ogni parte cercavano il riconoscimento e la protezione dei potenti. Agostino aprì una scuola di retorica a Roma, ma poco dopo gli venne assegnata una cattedra di retorica a Milano. Continuò qui la sua infaticabile ricerca di una filosofia che rispondesse alle sue inquietudini. Per un periodo sembrò trovarla nel neoplatonismo, e pensò perfino di creare una comunità con i suoi amici per dedicarsi alle letture di Platone e Plotino.

Una voce nel giardino

La filosofia, tuttavia, non sarebbe stata la sua salvezza, non gli avrebbe fornito le risposte che lo tormentavano. Forse influenzato dalla madre Monica, che lo aveva seguito a Roma e che lo ammoniva nella speranza che ripudiasse la sua concubina e diventasse cristiano, iniziò ad assistere alle intense discussioni filosofiche del vescovo Ambrogio, eminente figura del primo cristianesimo. Fu così che si produsse la conversione folgorante di Agostino, nel settembre del 386, quando aveva trentadue anni.

Egli stesso descrisse la scena nelle sue Confessioni. Mentre si trovava in un giardino, sentì una voce di una bambina che diceva: «tolle, lege», cioè “prendilo e leggi”; Agostino interpretò queste parole come un ordine ad aprire la Bibbia e a leggere la prima riga che gli si presentava davanti agli occhi. Questa risultò essere un versetto dell’Epistola di Paolo ai Romani nella quale l’apostolo invita i credenti ad abbandonare le dispute, l’ubriachezza e la concupiscenza e di consegnarsi a Cristo.

Campidoglio di Dougga. Questa fu una delle città del Nord Africa in cui Agostino si recò e predicò durante gli anni di vescovato

Campidoglio di Dougga. Questa fu una delle città del Nord Africa in cui Agostino si recò e predicò durante gli anni di vescovato

Foto: Agustín Remesal

Poco dopo si ritirò con la madre, il figlio Adeodato e i suoi amici in una villa di campagna dell’amico Verecondo per continuare le sue meditazioni. La notte tra il 24 e il 25 aprile del sabato santo del 387 Agostino fu battezzato a Milano dal vescovo Ambrogio. L’anno dopo tornò in Africa, a Tagaste, dove volle riunire seguaci disposti a dedicarsi al dibattito filosofico e alla meditazione, ma fu un viaggio a Ippona, la seconda città della provincia di Numidia, che segnò definitivamente il suo percorso spirituale: a trentanove anni venne eletto vescovo per acclamazione del popolo.

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Scontri per la Chiesa

Durante tutti gli anni seguenti Agostino predicò e dettò sentenze nei contenziosi quotidiani dei suoi parrocchiani e visitò tutte le città del Nord Africa per assistere a concili, visitare chiese e fondare monasteri. Attraversò quindi strade infestate da banditi che si ribellavano ai latifondisti. In una lettera, egli stesso si riferiva agli «esaltati che attaccano carri e incendiano campi». Fedele all’autorità dell’impero romano ormai in declino, Agostino condannò tali barbarie.

La sua principale preoccupazione fu combattere i diversi movimenti eretici che proliferarono in quegli anni, in particolare quello dei donatisti, che predicavano tra l’altro l’invalidità dei sacramenti se amministrati da sacerdoti indegni. Intanto l’impero continuava a sgretolarsi, a causa di invasioni, carestie e congiure. La crisi raggiunse il Nord Africa nel 429, con l’invasione di 80mila vandali che attraversarono lo stretto di Gibilterra e saccheggiarono tutte le città che trovarono sul loro cammino. Anche Ippona fu depredata. Il suo vescovo Agostino, malato, morì pochi giorni prima che la città fosse conquistata e incendiata.

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Per saperne di più

Confessioni. Agostino, Garzanti, Milano, 2014
Agostino di Ippona. Peter Brown, Einaudi, Milano, 2013

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