La grandiosa carriera letteraria di Agatha Christie è ben nota: tradotta in più di cento lingue, è la scrittrice con il maggior numero di copie vendute di tutti i tempi, superata solo da Shakespeare tra gli autori e dalla Bibbia tra i libri. Molto meno conosciuta è al contrario la sua vita, lunga e intensa, come collaboratrice nelle missioni archeologiche in Mesopotamia.
Dopo un divorzio traumatico e burrascoso, Agatha Christie decide di trascorrere un periodo in Iraq, raggiungendolo con il mitico treno Orient Express. Al suo arrivo nella capitale irachena, l’autrice organizzò un'escursione nell’antica Ur, nel sud del Paese, da sola. Quell’escursione, ineludibile ma programmata in maniera improvvisa e spontanea, le cambiò la vita per sempre.
Mi innamorai di Ur per la bellezza dei tramonti, per lo ziggurat e per l’ampio mare di sabbia... La cura impiegata nel recuperare dalla terra i vasi e gli altri oggetti mi incitava a diventare archeologa
Agatha Christie strinse un buon rapporto di amicizia con i suoi anfitrioni a Ur, Leonard Woolley e ancor di più con la moglie Katharine che la invitarono a unirsi nelle loro successive spedizioni.
L’amore nelle rovine di Ur
Fu proprio durante la seconda visita ai Woolley nella città di Ur, che la Christie conobbe Max Mallowan, assistente di Leonard. Pochi mesi dopo il giovane archeologo divenne il secondo marito della scrittrice. Da allora, la scrittrice passò lunghi periodi dell’anno in Siria e in Iraq con il marito, partecipando attivamente alle varie spedizioni e ogni missione archeologica alimentava di esperienze vissute la sua attività letteraria.
Agatha Christie tra gli scavi del sito di Chagar Bazar, in Siria
Foto: 1935 British Museum/Scala, Firenze
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Nel 1949 la coppia diresse uno dei progetti di maggiore rilevanza nella storia dell’archeologia mesopotamica assumendo la direzione degli scavi di Nimrud e scoprendo l’imponente collezione di avori assiri.
Le rovine di Nimrud, prima della distruzione a opera del gruppo “stato islamico” nel 2015
Foto: Barry Iverson/Getty Images
Finemente lavorati, i piccoli frammenti d’avorio rinvenuti danno un’idea piuttosto approssimativa della ricchezza e dello splendore della corte assira. I reperti, che a quel tempo decoravano tavoli, sedie, troni o cassapanche, furono gettati in un pozzo da misteriosi nemici, forse coloro che sconfissero l’impero assiro nel 612 a.C. Fu così che, involontariamente, li preservarono per i posteri.
La Monna lisa di Nimrud. Così fu ribattezzato il busto di avorio rinvenuto nel 1952
Foto: Scala, Firenze
Sfinge alata coperta con il nemes, o copricapo reale
Foto: Dea/Scala, Firenze
La cura con cui la scrittrice catalogò, etichettò e si occupò della pulizia preliminare degli incantevoli avori è descritta anche nelle sue memorie. "Ricordo che pulii molto, e come tutti i professionisti avevo i miei strumenti preferiti: un bastoncino d’arancio o un ago con la punta molto fine... usai anche un vasetto di crema per il viso che fu molto utile per togliere la terra dalle fessure senza danneggiare le statue d’avorio".
L’archeologia, la scrittura e Max furono senza dubbio i grandi amori di Agatha Christie, la quale, con il suo spiccato senso dello humour, arrivò ad affermare: "Un archeologo è il miglior marito che una donna possa avere: più lei diventa vecchia, più lui si interessa a lei".
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